lunedì 6 giugno 2011

L'essenza della musica - Un saggio inedito di Rudolf Steiner

L'ESSENZA DELLA MUSICA (R. Steiner)
Prima conferenza: Colonia, 3 dicembre 1906 


Tutte le arti, escludendo la musica, traggono i loro modelli dal mondo fisico; esse rivestono le loro manifestazioni prendendo esempi e modelli ispirati dal mondo esterno, fatto di colori, forme e movimento.
Quando ad esempio uno scultore crea un'opera artistica, la crea traendola fuori dalla sua propria rappresentazione, ossia dalla sua facoltà di sentimento sorretta e trasposta nel pensare. Egli combina insieme molte e varie impressioni, o immagini ideali, conservate nella sua memoria. Prende dall'insieme delle forme o dei colori esistenti in sè o nella natura vari immagini che si andranno a configurare in un'unica espressione, che le riunifica, fondendo tante immagini in una sola.
Possiamo ben verificare che nell'esperienza innanzi ad un colore e davanti a un suono, ci pervenga la sensazione che da questi emani come una sorta di volontà esistente in essi, la quale esiste prescindendo da noi, al di fuori di noi.
Le altre arti siccome debbono passare inevitabilmente attraverso la rappresentazione, forniscono nelle loro creazioni, rappresentazioni di immagini ideali, o meglio l'artista riproduce un'immagine archetipa di una Volontà che esiste al di fuori di lui.
Nella musica invece accade un'altra cosa: non potendo attingere ad alcun modello esistente nel mondo fisico che esprima l'elemento musicale, è come se il musicista stesse col suo orecchio appoggiato sul cuore della natura: egli percepisce la Volontà della natura e la riproduce in una sequenza di note musicali.
L'uomo nella musica percepisce il battito del cuore della volontà del mondo; l'anima trova nel suono la sua vera natura, la propria affinità di essenza.
Come le altre arti sono espressioni di immagini della volontà, la musica è l'espressione immediata della Volontà stessa, senza l'intervento della rappresentazione.
Quindi :    altre arti = immaginazione
       musica = ispirazione.
Nella musica l'uomo si sente molto vicino all'essenza della natura.Il fatto che essa possa parlare a tutti, come una sorta di linguaggio universale, ed agisca sin dalla prima infanzia, significa che in essa si muove l'essere divino del cosmo, essa rappresenta la vita attiva di Dio.
Il musicista, quando crea non può copiare nulla, prendendolo dalla natura fisica esteriore; (tranne il canto degli uccelli) da dove egli tragga il materiale delle sue creazioni lo si deve ricercare nella sfera della sua anima, nei mondi spirituali.
Il modello della musica sta nello spirituale; i modelli delle altre arti sono nel fisico. 

IL DEVACHAN O MONDO DELLA MUSICA DELLE SFERE
Ogni notte noi penetriamo con il sonno, nel devachan, o mondo spirituale.
Quando il discepolo riesce ad ottenere la continuità della coscienza nel sogno, gli appare dapprima il mondo astrale, fatto di luce e colore e poi, piano piano giunge ad un altro mondo fatto di suoni, ove si percepisce un "risuonare": è il devachan.
L'elemento primordiale del mondo devachanico è un fluttuante mare di suoni.
Ad ogni cosa, nel mondo fisico, sta alla base un suono; il suono è ciò tramite il quale venne creato l'universo.
Durante il sonno, entrando in tale mare di suoni, veniamo permeati da essi nel corpo astrale e nell'io; ritornando il mattino nel corpo, imprimiamo tali suoni dal corpo astrale nel corpo eterico.
Il musicista compositore trasforma incoscientemente in suoni fisici, il ritmo, le armonie e le melodie che, durante la notte, egli ha percepito nel devachan, le quali sono rimaste impresse nel suo corpo eterico.
Questo è il misterioso rapporto tra la musica che risuona nel fisico e l'ascolto della musica spirituale durante la notte. La musica fisica non è che la copia della realtà spirituale.
Come l'ombra sbiadita sta in confronto all'uomo vivo, così la musica-ombra fisica sta alla vera musica-luce spirituale.
Il modello archetipo primordiale della musica sta nel devachan.
L'uomo può creare e accogliere in sè, la musica fisica, solo in virtù del fatto che deve per forza averla già in sè e quindi averla conosciuta in un tempo passato; egli la riconosce perchè l'esperienza musicale ricorda e stimola in lui una sorta di affinità con ciò che fuori di lui, avverte in lui. Come guardando una forma fisica inedita, dobbiamo obbligato-riamente riconnetterci con qualcosa da noi già sperimentato in passato e quindi inciso nella nostra memoria, dobbiamo intendere che se possiamo ascoltare o creare musica ciò è possibile solo perchè essa deve essere necessariamente già esistente in noi. Come il pensiero non può pensare una cosa che non conosce se non ha in sè nella percezione, il ricordo di averla già conosciuta, sperimentare musica non significa conoscere l'elemento musicale, ma ricordarlo.

1 commento:

  1. Il musicista nel corso del suo viaggio nel Mondo Onirico acquisisce l'ispirazione musicale da quello che uno dei Padri della Psicanalisi,C.G.Jung chiamava l'Inconscio Collettivo dell'Umanità ed è da esso che egli riesce a comporre le sue opere musicali.

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