martedì 9 agosto 2011

"Ut queant laxis" e un crittogramma risolto


L’Inno a S.Giovanni Battista, scritto nel IX secolo da Paolo Diacono, deve la sua fama al fatto che la sua prima strofa sia stata utilizzata da Guido d’Arezzo due secoli dopo per creare le sillabe della solmisazione. Come si riporta in tutti i testi di teoria musicale, il testo è il seguente:  

UT queant laxis REsonare fibris   
MIra gestorum FAmuli tuorum
SOLve polluti LAbii reatum   
Sancte Iohannes.

 La ‘gamma’ dei suoni è stata ottenuta mettendo in sequenza le sillabe ut, re, mi, fa sol, la, corrispondenti agli emistichi dei primi versi. L’ultimo verso (Sancte Iohannes) è stato utilizzato molto più tardi, nel XVIII secolo, inserendo le due iniziali SI per formare la settima nota.
Fin qui la teoria ‘ufficiale’. Jacques Chailley e Jacques Viret hanno scoperto nel 1981 che, indipendentemente dalla melodia (la cui origine non è provata, di sicuro non è opera di Paolo Diacono), il testo costituisce un crittogramma alchemico nel quale le sillabe utilizzate per formare le note possiedono un significato molto profondo e coerente.
Al centro, la sillaba SOL, che in latino significa ‘sole’, del quale riproduce il simbolo grazie alla ‘O’ centrale. Questa lettera O non è altro che la trascrizione latina della lettera greca Ω (omega), ultima lettera dell’alfabeto; essa, unita alla prima lettera, alfa, è presente nella frase contenuta in Apocalisse, 1,8: “Io sono l’alfa e l’omega”. Nell’Inno, il SOL è incorniciato in mezzo a FA e LA, che, anagrammate, danno appunto ALFA.
La sillaba MI riunisce le due lettere M ed I, che, nel sistema numerale romano, indicano rispettivamente il numero più grande trascrivibile (mille) e quello più piccolo (uno): si tratta dunque di un’immagine simbolica del macrocosmo (M) e del microcosmo (I), uniti sulla nota MI per rappresentare l’universo. Un verso ermetico contenuto nel Kybalion recita: “Ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso”.
 Le due sillabe iniziali dell’ultimo verso, SANcte IOhannes, anagrammate, danno IONAS, nome di Giona, profeta che è uscito vivo dopo essere stato per tre giorni nel ventre di un pesce e per questo considerato una prefigurazione di Cristo e della sua resurrezione. D’altra parte, la festa di Giovanni Battista cade proprio il 24 giugno, solstizio d’estate e rinascita simbolica dopo il sonno invernale.     
Infine, riunendo le sillabe UT e RE a SOL e IO, otteniamo la chiave del crittogramma: RESOLUTIO, che designa il mistero fondamentale della natura: la dissoluzione degli elementi dopo la morte, e la loro ricostituzione ulteriore su un altro piano per una nuova vita: morte/resurrezione, ciclo che in alchimia si articola nelle quattro fasi: 

Nigredo - Opera al nero - Inverno - Notte

Albedo - Opera al bianco – Primavera - Aurora

Citrinitas - Opera al giallo – Estate - Giorno pieno
Rubedo - Opera al Rosso – Autunno – Tramonto
Le sillabe possono essere disposte in modo da formare una croce:

       RE   
LA SOL FA   
       UT   
        IO

Guido d’Arezzo, dunque, ha consacrato per mezzo delle note musicali un simbolismo dal valore incommensurabile, noto fin da tempi molto precedenti.


2 commenti:

  1. ...mio padre sarebbe andato a nozze con tutto ciò... E con tutto il blog "pitagorico"...

    questa è la partitura di Pentalfa (1965)
    http://www.guaccero.it/penta.htm
    basata sul pentalfa pitagorico

    e poi ci sarebbe quella (bellissima) di Variazioni 3 (1968) basata sul tetraktys pitagorico...
    di cui ora sul web trovo solo questa riproduzione:
    http://www.giovanniguaccero.com/immagini/039.jpg

    Giovanni Guaccero

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  2. Grazie, Giovanni, per il tuo contributo. Approfondiremo sul blog anche Pentalfa e Variazioni 3. Quanto alla 'pitagoricità', essa ci permea molto più di quanto non siamo disposti a credere, come è dimostrato non solo in musica ma anche in filosofia, matematica, geometria e altro ancora...

    RispondiElimina

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