mercoledì 21 marzo 2012

Il silenzio in Debussy

Claude Debussy, in una lettera a Ernest Chausson in cui illustra il suo Pelleas et Melisande, scrive: «Mi sono servito di un mezzo che mi sembrava molto raro, cioè del silenzio, come agente d’espressione, e forse come unico modo per valorizzare le battute». Ciò è molto interessante: per Debussy il silenzio era un mezzo raro, nel senso che, come lo intende lui, non era stato molto utilizzato in precedenza.
Questo passaggio, preso dalla parte finale della I scena del II atto, mostra una scrittura levigata come una pietra di torrente: ogni suono risulta terso e netto, in una superficie sonora appena increspata da pennellate lievi. Qui possiamo dire che il silenzio, come afferma Debussy, valorizza realmente le battute, perché esse si succedono in un paesaggio sonoro ampio e arioso. L’ascolto - e la visione – di quest’opera conducono ad una percezione spaziotemporale diversa, in cui il silenzio interiore che si crea è frutto di una tendenza introspettiva della musica.

domenica 18 marzo 2012

Rigoletto al Teatro Cilea di Reggio Calabria


Venerdì 16 marzo 2012 prima rappresentazione dell'opera di Giuseppe Verdi, unica in cartellone quest'anno a Reggio Calabria. La crisi impone sacrifici.
Il cast vocale è stato di elevato spessore nella sua globalità. E’ davvero bello che si sia riusciti a chiamare un gruppo di solisti giovani, tutti così bravi e professionali. In particolare, sottolineiamo la splendida capacità interpretativa di Ivan Inverardi, un Rigoletto vivo, palpitante, che rende tangibile con evidenza la sua scissione interiore tra padre protettivo e buffone-spregiatore di corte; le non comuni doti vocali di Rocio Ignacio, una Gilda perfettamente ingenua, ma che alla fine compie il proprio gesto redentivo verso colui che non lo meriterebbe, il Duca di Mantova: un sorprendente Stefan Pop, nome di cui sentiremo parlare a lungo. La sua voce argentina, capace di acuti pentranti e morbidi, sembra tagliata su misura per questa parte.

Louis-Ferdinand Céline, "Viaggio al termine della notte". L'Ulysses dei disgraziati

“Viaggio al termine della notte” non si risparmia niente: un grido d’angoscia costante dal primo all’ultimo rigo, ma senza un briciolo...