martedì 20 settembre 2011

Presentazione del concerto "Il tempo Intatto e il Tempo Generato"

"Il tempo intatto e il tempo generato". Il dovuto omaggio ad una poetessa prematuramente scomparsa e figlia della nostra terra, Patrizia Lorenzi, si concreta nel titolo dato alla serata. Come è spiegato nella brochure, si è pensato di applicare questi versi tratti dalla silloge Come corpo e tempo (1996) al rapporto tra la musica del Novecento storico e alla Nuova Musica del nostro tempo. L'opera di Schoenberg, Berg, Webern, Stravinskij, Bartok, Shostakovic, Roslavets e tutti gli altri ha permesso di frangere il rapporto con una tradizione coercitiva, per esplorare nuove strade.
Così come noi non siamo figli di nessuno, anche i musicisti del Novecento storico, pur rompendo in vari modi con la tradizione - leggi tonalità, forme, stili - ne hanno conservato, ciascuno a suo modo, alcune caratteristiche, chi in maniera più evidente chi più occulta. Allo stesso modo i compositori di oggi si trovano rispetto a questa grande e nuova tradizione novecentesca nello stesso rapporto di questi con il passato. Con questi si devono confrontare, a questi si devono riferire, e il trovare nuove strade dipende sempre dalla sensibilità, dagli interessi e - chiamiamole con il loro nome - ispirazioni di ognuno.
Nel concerto del 22 settembre c'è spazio per ammirare le struggenti armonie del primo Berg e le misteriose riflessioni di un musicista vittima del sistema, Roslavets, e c'è spazio per consocere quattro compositori del Tempo Generato, Scappucci, Guaccero, Romano e Calabrese.

Qualcosa dello spirito di Alban Berg sembra essersi posato su Mario Scappucci, che, prendendo su di sé i dolci cromatismi delle melodie del compositore austriaco, persegue un'idea musicale che collega in maniera stretta il Tempo Intatto con il Tempo Generato. Da parte sua, Giovanni Guaccero intitola  modestamente 'Improvisazioni' un'opera di coerenza e rigore formali che possono essere solo frutto di un'attenta meditazione. Francesco Romano ci presenta un bizzarro Spettro Scuro: è l'Uomo Nero, personaggio di tante fiabe per bambini. Dunque non c'è nulla di cui avere paura: il nostro è uno spettro inoffensivo, che verso la fine del brano ci strappa persino momenti di autentica commozione. I Canti dell'assenza I costituiscono la prima parte di una silloge di Patrizia Lorenzi che Andrea Calabrese ha iniziato a mettere in musica. L'intrinseca musicalità del verso poetico rende naturale l'approdo alla musica, che tende a sottolineare le potenti immagini suscitate dalla Lorenzi con discrezione, seguendone l'itinerario metaforico come si conviene ad un Lied. I versi di Dante Alighieri sono fin troppo noti per entrare nel dettaglio. Il I Canto dell'Inferno si arresta però al verso 26, che assume un forte valore simbolico, in quanto "a rimirar lo passo" viene interpretato come un sostare a riguardare la propria vita a ritroso, come si dice avvenga nei momenti di forte pericolo e tensione emotiva.

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