lunedì 22 agosto 2011

Scriabin: Sonata n. 7 op. 64 per pianoforte

Rispetto ai sentimenti turbolenti delle due Sonate precedenti, nella Sonata n. 7 op. 64 di Alexander Scriabin l’estasi viene espressa con affermazioni musicali calme, armoniose e quasi impersonali. La luce, da radiante e accecante, diventa scintillante e non focalizzata. I motivi della luce rappresentano le fluttuazioni dello spirito nell’infinito.
Strutturalmente, la Settima segue il percorso iniziato con la Quarta, proseguito con la Quinta, sebbene interrotto con la Sesta: in queste tre sonate ogni elemento si intensifica e si riunisce agli altri in una Coda estatica.
Secondo Woolsey[1],

In quest’opera c’è la tendenza ad un costante sviluppo ed espansione dappertutto, non solo nella sezione propria dello sviluppo, ma ugualmente nella ripresa e nella coda, arrivando nella coda al climax logico dell’intera composizione. E’ la tecnica dello sviluppo continuo, che qui aiuta a bilanciare sia le armonie eminentemente statiche, sia il costante uso del motivo accordale centrale come base per la maggior parte del vocabolario armonico e melodico.

La Sonata n. 7 differisce dalla precedente n. 6 per l’atmosfera: tanto quest’ultima era oscura e tenebrosa, quanto la Settima è “sacerdotale” e “santa”, come lo stesso sottotitolo “Messa Bianca” (originale dell’autore) lascia trasparire. Sappiamo anche che Scriabin considerava questa come la sua Sonata preferita e più riuscita, e sentiva che si trattava dell’espressione più intensa della sua idea di “mistero”.  Egli riteneva che nella Settima fosse riuscito ad ottenere l’espressione definitiva del momento di smaterializzazione e purificazione dell’anima. Nella sua essenza, come affermò l’autore, la Settima rappresenta la purificazione spirituale dell’umanità. L’artista-creatore chiama il mondo intero a sperimentare un evento misterioso ed estatico, durante il quale si compie la riunione con lo Spirito Santo[2].
Secondo i commenti che Scriabin fece agli amici, ricostruiti da Sabaneev[3], il significato mistico dei vari temi può essere così sintetizzato:
-          Il primo tema rappresenta il “tema della volontà”, ossia la voce dello spirito creativo che chiama l’umanità verso un evento misterioso. Le sonorità verticali che risultano dalle figure di accompagnamento del primo tema erano definite da Scriabin armonie sante. Il passaggio accordale che segue (b. 10-11) rappresenta, sempre secondo l’autore, l’”armonia delle campane”, che annuncia all’umanità il bisogno di testimoniare l’esperienza di un evento misterico.
-          Il secondo tema veniva definito dal compositore come “misticismo puro”. Egli suggeriva di interpretare questo tema senza assolutamente sensualità e lirismo[4]. “Qui ogni cosa viene offuscata da nuvole mistiche”, commenta Scriabin in riferimento ad un passaggio in cui il 2° tema viene udito in contrappunto con un frammento in pianissimo del tema della volontà e con un motivo di 5 note discendenti (b. 47-57) che si può definire, seguendo le parole di Scriabin, il motivo dei voli inaspettati, vale a dire, secondo la testimonianza raccolta da Sabaneev, “tutte le differenti varianti dello spirito volante e fluttuante”.
-          Il terzo tema, contrassegnato dall’espressione étincelant (scintillante), rappresenta “le scintille provenienti dalla fontana del fuoco”[5].
-          Il grandioso ritorno del 1° tema nella ripresa, contrassegnato con fourdoyant (tempestoso o violentemente infiammato), secondo il compositore dovrebbe risuonare come “le trombe degli arcangeli”. Scriabin spiegava che “queste sono voci sante o esclamazioni durante il sacro incantamento”[6].
In riferimento alla Coda, Scriabin commenta: “Tutto qui diviene mescolato e fuso insieme (…) Questa è la reale vertigine (…) 


[1] Woolsey, Timothy D., Organizations Principles in  Piano Sonatas of. A. Scriabin University of Texas, Austin, 1977 ,p. 87.
[2] Bowers, Faubion, The new Scriabin: enigma and answers, St. Martin Press, New York, 1973.
[3] Sabaneev, Vospominanie o Skryabine (Reminescenze su Scriabin), Muzykalnij Sektor, Mosca, 1925.
[4] Sabaneev, cit., p. 135.
[5] Sabaneev, cit., p.136.
[6]  Sabaneev, cit., p.137.

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