lunedì 30 agosto 2010

La matematica sorella maggiore della musica

Ecco cosa scrive il filosofo Alano di Lilla (1125-1202) sulla musica:

La quinta sorella [ = la Musica], simile alla quarta, [ = l'Aritmetica], ha l'aspetto di colei che la precede. La riproduce nell'aspetto ed il suo lavoro è simile a quella della precedente, non si ritrae da un compito così importante e segue quello che fa l'altra. Trova in lei un modello di lavoro ed osservando quella che la sorella fa, marchia il proprio operato con quello di aritmetica, così colei che tanto tempo fa Natura rese sorella, diventa sorella nel lavoro, perfezionando tutto ciò che la prima compie seguendo le proprie regole: infatti ragione insegna, diritto esige, ordine pretende che il lavoro riveli ciò che la loro indole nativa dimostra. La celebre vergine fa del proprio volto uno specchio per chi guarda: infatti, chiunque la vede si vede rispecchiato in esso, e l'occhio banchetta su quello sguardo di specchio.

Alano, grande neoplatonico appartenente alla scuola di Chartres, la quale ha avuto un compito fondamentale, come scrive Rudolf Steiner, cioè quello di unire la tradizione platonica a quella aristotelica, ci fa capire come ancora nel Medioevo fosse forte la concezione della musica unita strettamente alla matematica. Qui addirittura la matematica è sorella maggiore della musica: quest'ultima vivifica i numeri attraverso le vibrazioni. Bellissima la metafora della musica come specchio: nessuno può dare ciò che non possiede, e, per ricevere, amplificate dal gioco di specchi, le giuste vibrazioni, occorre possederle già dentro di sé.

1 commento:

  1. A sostegno della tua tesi, caro Andrea, cito il mio libro preferito:
    Il gioco delle perle di vetro di Hermann Hesse

    Nella vita dei monaci del romanzo un ruolo centrale viene svolto da un gioco (immaginario), il "gioco delle perle di vetro" da cui il titolo dell'opera. Le regole del gioco non vengono mai spiegate, ma si intuisce che siano estremamente sofisticate. In qualche modo, il gioco si basa su una sintesi di tutto lo scibile umano; le mosse dei giocatori consistono nello stabilire relazioni fra soggetti apparentemente lontanissimi fra loro (per esempio, un concerto di Bach e una formula matematica).

    Il nome del gioco deriva dal fatto che, secondo il romanzo, esso veniva un tempo giocato usando "pezzi" (appunto perle di vetro) per rappresentare combinazioni astratte, in sostituzione di lettere, numeri, note musicali (soprattutto) o altri segni grafici; non si può escludere che Hesse abbia tratto l'idea da un millenario gioco cinese, detto "Go". Nell'epoca in cui il romanzo è ambientato, tuttavia, l'uso di pezzi è diventato obsoleto e il gioco viene giocato senza alcun supporto fisico. Il piacere che i giocatori traggono da una partita viene rappresentato come simile all'apprezzamento della musica o dell'eleganza in matematica. L'idea generale del gioco potrebbe anche essere paragonata all'idea di Mathesis universalis sviluppata da Gottfried Leibniz (una sorta di "calcolo universale della conoscenza").
    Un libro che è valso a Hesse il Nobel per la letteratura nel 1946.... e che si schiera apertamente e coraggiosamente contro il nazzismo.... perché la musica e l'arte in generale allontanano il pericolo del narcisismo...

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