sabato 7 marzo 2020

Andrea Tarabbia, "Madrigale senza suono": nasce prima il genio o il dolore?

In questo romanzo, vincitore del Premio Campiello 2019, Andrea Tarabbia scende negli abissi della mente umana, e costringe il lettore a interrogarsi sui processi che uniscono il genio alla follia, la disperazione al talento. La narrazione si mette in moto attraverso il ritrovamento di un manoscritto piuttosto ambiguo, apparentemente redatto da un servitore del grande compositore Carlo Gesualdo principe di Venosa. L'autore del rinvenimento è un mostro sacro della musica moderna, Igor Stravinskij. Inizia così una doppia storia: da un lato osserviamo la discesa di Carlo Gesualdo nell'oscurità del dolore, inesorabile e insondabile, e nella potenza della sua musica; dall'altro seguiamo le reazioni di Stravinskij che diventa una sorta di viaggiatore nel tempo, arrivando a sovrapporre la sua estetica musicale a quella di Gesualdo attraverso il Monumentum pro Gesualdo, brano strumentale espressamente scritto come omaggio al Principe di Venosa.
Il lettore è avvinto alle pagine del romanzo senza una pausa: il ritmo travolgente di Tarabbia porta ad esplorare l'evento-chiave della vita di Gesualdo, l'uxoricidio commesso in nome di una concezione arcaica dell'onore, che da quel momento avvelena la sua e le altrui vicine esistenze. Eppure, nelle convulse pagine musicali che Gesualdo prende a scrivere, sembra voler emergere una sorta di arcana  e impossibile liberazione dal crimine commesso, che però può avvenire soltanto bruciandosi nel fuoco stesso che lo consuma. Non c'è purificazione o sublimazione, soltanto un convulso agitarsi dentro il labirinto della propria mente. 
Eppure, sembra emergere dalle pagine del romanzo un interrogativo inquietante: che rapporto esiste tra dolore e genio? Gesualdo oltrepassa le Colonne d'Ercole della musica fino ad allora conosciuta, scrivendo brani visionari in anticipo di secoli, in quanto trasfonde nella parola intonata il tormento che lo attanaglia dopo il duplice efferato omicidio (insieme alla moglie, l'amante)? Oppure è un personaggio tormentato di per sé, e la sua capacità di scrivere musica e di dare alla parola intonata un valore espressivo mai ascoltato prima preesistono alle drammatiche vicende che lo coinvolgeranno? Detto in altri termini, viene prima il genio o il dolore?
L'espediente di affidare la narrazione ad una improbabile cronaca redatta da un servitore quasi invisibile costituisce uno degli enigmi apparentemente insoluti dell'opera, e gli stessi dubbi di Stravinskij lo confermano. 
Il finale non può essere thriller nel vero senso della parola, perché sappiamo già dall'inizio che Maria d'Avalos morirà; addirittura, un musicista o musicologo, avvezzi alla frequentazione gesualdiana, conoscono alcuni dettagli sapientemente disseminati da Tarabbia (insieme a numerose e puntuali citazioni musicali sia di Gesualdo che di Stravinskij). Eppure, la storia avvince lo stesso, e parecchio. Secondo noi il motivo risiede proprio nell'interrogativo cui l'autore costringe il suo lettore: non si può, infatti, smettere di esplorare i confini che separano la ragione dalla follia, il dolore dal genio. E, come tutti i romanzi cosiddetti "a tinte forti", sono proprio alcuni dettagli raccapriccianti a farci sorgere una sorta di "dissonanza cognitiva": separare il Gesualdo sublime musicista dal Gesualdo assassino non è operazione semplice, né è detto che sia questa la chiave di lettura dell'opera. Anzi, potrebbe anche essere l'esatto contrario, ma questo è un processo mentale richiesto al lettore. Come ogni romanzo profondo e significativo, il suo senso va colmato attraverso la lettura e la riflessione.
AFC

tarabbia andrea - madrigale senza suono

Andrea Tarabbia, Madrigale senza suono, Bollati Boringhieri, Torino, 2019

Nessun commento:

Posta un commento

Louis-Ferdinand Céline, "Viaggio al termine della notte". L'Ulysses dei disgraziati

“Viaggio al termine della notte” non si risparmia niente: un grido d’angoscia costante dal primo all’ultimo rigo, ma senza un briciolo...