dal libro "Trattato di armonia tonicale" di A.F. Calabrese, Città del Sole, Reggio Calabria, 2010(2)
Riusciamo a comprendere l’ordine che risiede nell’armonia quando conosciamo tutte le relazioni che pervadono le note di cui essa è composta. Ed è la percezione dell’orecchio che conduce a questa conoscenza.
EULERO, Lettres à une Princesse d'Allemagne, VIII
EULERO, Lettres à une Princesse d'Allemagne, VIII
Il suono è il risultato di una serie di vibrazioni di un corpo elastico. Esso è costituito da una duplice componente: da un lato, le vibrazioni acustiche che determinano nel soggetto la sensazione uditiva, dall’altro la sensazione uditiva determinata dalle vibrazioni. La sequenza di vibrazioni propagate attraverso l’aria giunge al nostro organo di udito, e quindi al cervello, che elabora a sua volta una serie di risposte fisiologiche ed emotive. Fino a non molto tempo addietro, una concezione particolarmente rigida separava nettamente la componente acustica, considerata oggettiva, da quella uditiva, considerata soggettiva. In realtà, entrambe le componenti del suono sono collegate da una serie di cause ed effetti che devono venire studiati in senso unitario, anche se è sempre possibile isolare ogni parte per uno studio analitico. Per giustificare una visione unitaria dell’atto sonoro, basti tenere presente che lo stesso orecchio umano presenta sorprendenti analogie con il mondo musicale: la coclea, nucleo dell’organo uditivo, presenta una struttura logaritmica basata sulla sezione aurea, in base alla quale la forma che essa assume possiede una simmetria proporzionale analoga a quella dei suoni naturali, ciò che la rende perfetta per l’elaborazione di dati vibrazionali.